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Gennaio 31, 2016

Successi e tragedie sulla parete nord del Monte Camicia

Alta più di un chilometro, larga quattro, la parete nord del Monte Camicia si erge sul borgo di Castelli con tutta la sua esuberanza. E’ la parete simbolo dell’Appennino, severa come il paretone del Gran Sasso, selvaggia come la nord delle Murelle sulla Majella, è la quintessenza dell’alpinismo nostrano.

La storia alpinistica di questa montagna è fatta di momenti felici e momenti tristissimi, come quelli occorsi nei giorni di Natale del 1974.

Ma partiamo dal principio, dalla prima scalata estiva della parete, opera di Bruno Marsilii e Antonio Panza, di Pietracamela. Arrivati a Castelli il 20 settembre 1934, con corde da scalata ben in vista, attirano l’attenzione e l’ilarità degli sfaccendati del paese che non credono sia possibile scalare la parete e men che meno capiscono il senso di una tale iniziativa. Di fatto i due raggiungono il Fondo della Salsa, la base dello strapiombo, e iniziano a salire, risolvendo “a vista” i grandi problemi di orientamento che riscontrano. Infatti una cosa è vedere la parete da lontano, un conto è starci dentro, dove si perde qualsiasi punto di riferimento e l’intuito e l’esperienza sono tutto. Bruno e Antonio superano le fragili pareti scagliose e le cenge erbose centrali dove rischiano di precipitare entrambi. Piantato un chiodo nella roccia friabile, infatti, i due cercano di issarsi per superare un salto roccioso, ma alla minima trazione verso l’esterno il chiodo si sfila e i due precipitano. La corda si attorciglia ad uno sperone roccioso e si salvano, sebbene sanguinanti.  Nonostante lo shock i due proseguono riuscendo, tra la nebbia, a superare le ultime difficoltà e spuntano in vetta.

Naturalmente, una volta a Castelli, nessuno crede alla loro impresa, e anche a Pietracamela e Teramo si dubita. Saranno costretti a ripetere la scalata con degli “osservatori” dal basso e, arrivati nella zona alta dove furono nuovamente avvolti dalla nebbia, negandosi alla vista degli spettatori, ebbero l’originale idea di inchiodare un maglione rosso nella roccia, a riprova del loro passaggio.

La prima salita invernale della parete risale invece al 1974, quando una cordata aquilana di tre alpinisti, Domenico Alessandri, Carlo Leone e  Piergiorgio De Paulis attaccano la salita nei giorni di Natale. Solo Domenico arriverà in vetta, alla disperata ricerca di aiuto per Carlo, ferito e bloccato sulla parete, mentre Piergiorgio giace senza vita alla base della montagna, dopo un volo di 700 metri. Carlo si salverà, grazie all’intervento dell’elicottero del Soccorso Alpino, mentre a ricordo di Piergiorgio De Paulis, c’è una targa nel Fondo della Salsa, ai piedi dell’abisso di rocce che lo ha inghiottito.

Tra successi e tragedie umane le montagne si innalzano austere e indifferenti alla fatica di chi cerca di salirle. Del resto sono lì da centinaia di migliaia di anni

Castelli con la parete nord del Monte Camicia sullo sfondo.

Castelli con la parete nord del Monte Camicia sullo sfondo.

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