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Aprile 12, 2017

Due giorni nella natura, l’essenza del trekking

La bellezza del trekking è vivere la natura appieno, passando ore e ore immersi nel silenzio dei luoghi, ascoltando il rumore del proprio respiro, dei passi sulla neve e tra le foglie, scambiando qualche chiacchiera con i compagni d’avventura.

Lunedì 10 e martedì 11 aprile, con Enzo e Philippe, originari di Salle, un paese dell’entroterra pescarese, alle falde del Morrone, ma nati e cresciuti in Belgio, ho percorso il grande anello che collega Campo di Giove alla cresta del monte Porrara, la stazione di Palena, il Monte Pizzalto e Piano Cerreto. Un itinerario bellissimo, dove in questa stagione ci si ritrova dalla primavera del fondovalle all’inverno delle cime, e dove lo sguardo può spaziare abbracciando una delle zone più belle d’Italia, l’appennino centrale.

Campo di Giove dalle falde della Majella

 

Lunedì 10 aprile – ore 11:00

Da poco partiti da Campo di Giove, ci inerpichiamo sul sentiero della Libertà, il percorso che civili e militari percorrevano nell’inverno tra il 43 e 44 per passare dalla zona peligna, occupata dai nazisti, verso gli avamposti alleati, oltre le linea Gustav, in provincia di Chieti, attraverso il passo chiamato Guado di Coccia, a oltre 1600 metri di altitudine. Dalle falde della Majella Campo di Giove appare già in lontananza.

La chiesetta della Madonna di Coccia

Il bivio nella faggeta che porta alla chiesa della Madonna di Coccia

Lunedì 10 aprile – ore 13:00

Raggiungiamo il Guado di Coccia, dove c’è la stazione sciistica e dove cerchiamo inutilmente una fonte d’acqua. Qui facciamo uno spuntino prima di affrontare la parte più impegnativa della giornata, la cresta del Monte Porrara. Questo passo, che divide la Majella dal monte Porrara, collega anche Campo di Giove a Palena, lungo il percorso attualmente seguito dal Sentiero della Libertà del Parco Nazionale della Majella.

La stazione invernale di Guado di Coccia

Il Monte Porrara ci appare in tutta la sua imponenza

 

Lunedì 10 aprile – ore 15:00

Prima di iniziare la ripida salita per la cresta del Porrara troviamo una gradita sorpresa: una fonte d’acqua fresca. Subito ne approfittiamo.

La salita è subito ripida e supera delle facili balze rocciose prima di traversare verso la cresta sul pendio ancora parzialmente innevato. Qui l’ambiente è grandioso, ci si affaccia sul paese di Palena e lo sguardo spazia fino al mare Adriatico. La Majella, a nord, è un dolce e arrotondato gigante, come le Majellane, le gigantesse della mitologia greca. Dalla più forte di esse: Maja, la nostra montagna trae il nome. D’un tratto ecco che un parapendio inizia a volteggiare di fronte a noi, uno spettacolo inatteso che ci dà il pretesto per prendere un pò fiato.

Enzo riempie la borraccia presso la provvidenziale fonte ai piedi del Porrara

Le prime rocce verso la cresta

Alle nostre spalle il profilo arrontondato e femminile della Majella

Un parapendista ci sorvola come un’aquila, regalandoci un attimo di pausa.

Lunedì 10 aprile – ore 17:30

Finalmente in cima! La vetta del Porrara, a 2137 metri di quota si è fatta davvero desiderare. La cresta è un lungo saliscendi, a tratti davvero affilata come la lama di un rasoio. Qui la neve ha creato accumuli e cornici spettacolari, dove è facile procedere tra i ripidi pendii. Sembra davvero di cavalcare la montagna, a picco sui due versanti che cadono ripidi verso est e ovest. Riusciamo a trovare tracce di camosci nella neve, che però non riusciamo ad avvistare.

Finalmente raggiungiamo la cima!

La lunga e aerea cresta del monte Porrara

Enzo e Philippe sulla cresta

Il monte Porrara regala emozioni intense. Qui Philippe impegnato su un tratto spettacolare della cresta.

 

Lunedì 10 aprile – ore 19:30

Raggiungiamo finalmente la strada provinciale e la Stazione di Palena. 9 ore di trekking per traversare tutta la cresta! Pensare che sono solo 14 Km. I 1100 m di dislivello e la conformazione tormentata del percorso fanno la differenza a dimostrazione di come la valutazione dei tempi a tavolino è tutt’altro che attendibile.

Per scendere indossiamo le ciaspole, strumenti che ci permettono di non affondare nella neve, presente nella prima parte della discesa. Con questi strumenti ai piedi perdiamo velocemente quota, portandoci rapidamente all’interno della faggeta, dove ce le toglieremo e finiremo la discesa fino all’inghiottitoio del fiume Vera. Questo fiume, che scorre placido tra le piane alluvionali dei “quarti”, all’improvviso termina la sua corsa in quella che somiglia ad una pozza d’acqua. In realtà l’acqua si infila in una apertura carsica nel terreno che drena il fiume. Quest’acqua percorrerà chilometri sottoterra per sbucare nuovamente a Capo di Fiume, a Palena, dove alimenta le sorgenti del fiume Aventino.

Discesa “veloce” dal monte Porrara

Quasi alla fine della zona innevata, sul bivio con il sentiero I3

Finalmente a valle, all’imbocco del sentiero P, dal quale proveniamo.

L’inghiottitoio del fiume Vera al tramonto. Qui l’acqua si infiltra nelle rocce e sparisce sottoterra, alimentando il fiume Aventino a chilometri di distanza.

 

Martedì 11 aprile – ore 8:30

Dopo la cena e la notte passato nell'”Ostello dei Quarti” della stazione di Palena, ci raggiunge Anna Maria, della Coop. Pallenium, che gestisce l’ostello. Ci porta la colazione e il pranzo al sacco per la giornata appena iniziata. L’abbondante colazione ci mette di buon umore e ci rinvigorisce in vista dello sforzo da affrontare oggi: quasi 19 km tra monti e valli, in direzione Campo di Giove.

L’ostello dei Quarti, presso la stazione di Palena

La colazione presso l’ostello, con Anna Maria

 

Martedì 11 aprile – ore 10:00

Affrontiamo la salita verso il Monte Pizzalto, tra Pescocostanzo e il quarto di Santa Chiara. Questo monte, alto 1966 m, è ben più modesto del Porrara, ma è un balcone panoramico stupendo. La salita è dolce e graduale e ci permette di goderci lo spettacolo, complice una meteo migliore del previsto. In effetti a sud est si vedono rovesci e si odono temporali, ma la direzione del vento ci rassicura, spinge infatti le nuvole ulteriormente a sud, facendoci intravedere ampi spazi di sereno nella direzione in cui marciamo.

Dalle pendici del monte Piazzalto il paese di Pescocostanzo, uno dei borghi più belli d’Italia.

A sud iniziano a cadere rovesci di pioggia, ma non ci impensieriscono

La salita al Pizzalto e dolce e graduale

Il panorama vero sud ovest è splendido, le cime innevate del Monte Greco e del Monte Marsicano

 

Martedì 11 aprile – ore 12:30

Raggiungiamo la cima del Pizzalto, dove consumiamo il pranzo al sacco. Da qui in poi è praticamente tutta discesa fin quasi a campo di Giove. La discesa si svolge dentro la faggeta della Valle di Mario, dove abbiamo la fortuna di sorgere alcuni caprioli che subito fuggono lanciando il loro caratteristico “abbaio”.

In cima al Pizzalto, a 1966 metri di quota

In discesa preferiamo usare le ciaspole, che ci agevolano sulla ripida calata verso Piano Cerreto

La parte bassa della Valle di Mario è pronta a sfoggiare il suo verde più brillante.

 

Martedì 11 aprile – ore 15:00

Piano Cerreto è una grande radura ai piedi della montagna dove all’alba si radunano tutti i più importanti animali della fauna d’Abruzzo. Da qui proviene la maggior parte degli avvistamenti di orsi della Majella, il lupo è una presenza costante, così come le sue prede, i cinghiali in primis, di cui incontriamo molti segni di presenza. Inoltre caprioli e cervi, che riusciamo anche ad avvistare da lontano, grazie alla prontezza di Enzo che vede alcuni esemplari che risalono un colle coperto di arbusti di ginepro. Da qui manca poco più di un’ora per arrivare a campo di Giove, dove termina il nostro cammino. Qualche goccia di pioggia ci fa temere per una doccia fuori programma, ma siamo al margine del maltempo e ne usciamo asciutti.

Piano Cerreto, con i suoi alberi da frutto, è un luogo magico per l’avvistamento della fauna selvatica

La parte terminale della piana, ormai prossimi a Campo di Giove

Martedì 11 aprile – Ore 16:00

Arriviamo a Campo di Giove, giusto in tempo per evitare un rovescio di pioggia. Enzo e Philippe sono molto contenti, e io con loro. Torneranno in Belgio ancora più innamorati dell’Abruzzo, e questo non può far altro che molto piacere.

E’ stata una splendida avventura, che manterremo tra i nostri ricordi, ma anche tra i nostri programmi. Il Grande Anello della Majella Meridionale diventerà presto una proposta di Camminare in Abruzzo per tutti i camminatori allenati che desiderano vivere l’avventura del trekking.

Luca

 

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