Quando la teoria dell’evoluzione è capace di fuorviare le menti

Io adoro la teoria evoluzionistica. Lo affermo subito per non dare false e inconsistenti speranze a chi, leggendo il titolo, pensi che mi accinga a demolire l’intuizione di Darwin. Ci mancherebbe altro.
Quello a cui mi riferisco quando dico “fuorviare le menti” è il significato diffuso che il termine “evoluzione” ha acquisito nell’accezione comune. Da rilevare che Darwin non usa mai il termine “evoluzione” nella prima edizione de “L’origine delle specie”. Questa erronea accezione è il senso di progresso ed avanzamento che è insito nel termine. L’immagine di copertina ne è un esempio lampante ed è la base dell’iconografia evoluzionistica usata sui libri di scuola e nei testi divulgativi.
Si parte da un organismo unicellulare (batterio), il quale si evolve in un oraganismo più complesso pluricellulare ma a simmetria radiale (la medusa), la quale si lateralizza divenendo un organismo nuotatore, un primordiale pesce. A sua volta questo diventa un grosso squalo, il quale si evolve in pesce osseo, che a sua volta trasforma le pinne in zampe e conquista la terraferma sotto forma di anfibio. La vita procede nella sua marcia trionfale sviluppando corpi massicci da rettiliani, poi le ali e le zampe e l’omeotermia dei mammiferi. La linea evolutiva termina immancabilmente con la figura umana che è il punto di arrivo del percorso evolutivo, apice supremo del progresso biologico, il quale prosegue attraverso il progresso tecnologico al miglioramento sine die della specie.
Questa visione sostitutiva, progressiva e cronologica è una enorme montatura e vi spiego perchè:
- sostitutiva: ovvero passo dopo passo le forme di vita più semplici cedono il passo a forme di vita più complesse che si avvicendano nel dominare la terra.
Nulla di più falso: i microorganismi, specie i procarioti (batteri), benchè siano tra le forme di vita apparse per prime sulla terra sono di gran lunga le più diffuse e presenti. Sono ovunque, dai ghiacci all’intestino degli animali, e sono di gran lunga le più importanti come numero e come biomassa rispetto alle altre forme di vita. Ciò dimostra che semplice non vuol dire “superato”, anzi, nel caso dei batteri vuol dire successo ecologico strepitoso.
- progressiva: ovvero man mano che la storia evolutiva procede aumenta la complessità e dei nuovi organismi, che somiglia molto a: “un ulteriore passo verso la perfezione”.
Anche questa deduzione è fasulla. Sono esistiti animali magnifici, prodigi della fisica e della fisiologia come ad esempio il tilacino, il quetzalcoatlus e tanti altri, che si sono miseramente estinti.
- cronologica: ossia più si procede nel tempo e più appaiono forme di vita “migliorate” e perfezionate.
Anche questo assunto è fasullo, prova ne è che i virus e gli agenti patogeni, esseri incredibilmente semplici, sono gli organismi con il maggiore tasso evolutivo, anche in virtù dello stimolo a modificarsi indotto dall’uso di farmaci ed antibiotici.
Quando si parla di evoluzione la parola associata non dovrebbe essere “progresso”, bensì “varietà”. La cosa che emerge nella storia evolutiva è infatti che agli esseri semplici si aggiungono esseri viventi più complessi ed esseri viventi più o meno semplici, in un susseguirsi di speciazioni ed estinzioni che conduce generalmente ad un aumento di complessità del sistema (ecosistema).
Come i fiori e i frutti crescono e prosperano sulla punta dei rami di un grande albero, sorretti dalla mole protettiva e nutritiva dell’intera pianta, così le specie più specializzate e complesse sono sorrette dalla “base” produttiva dell’ecosistema (le piante, i microorganismi…) e ne sono intimamente dipendenti.
Ne “Gli alberi non crescono fino in cielo” il grande divulgatore scientifico Stephen Jay Gould si sofferma proprio su questi equivoci di significato, apportando tantissimi esempi a sostegno della cognizione scientifica dell’evoluzione rispetto all’accezione comune.